Santificar o Tempo
“Siate santi”, allora, significa “siate altri”, siate capaci di sottrarvi alla seduzione idolatrica quotidiana, quella che impedisce di vedere oltre, di essere “altrimenti”, di sentire l’inenarrabile, di credere all’indicibile. E, di conseguenza, “santificare il tempo” significa viverlo altrimenti, vivere quel tempo nell’intenzione voluta da Dio, significa soprattutto affermare che non solo c’è un giorno che sta alla fine del tempo ma che il fine, lo scopo del tempo è questo: vivere in comunione con Dio. Il tempo ha dunque un senso preciso, perché il settimo giorno è il destino dell’uomo e di tutta la creazione: anticipazione escatologica per tutta l’umanità, il settimo giorno è liturgia di tutta la storia, trasfigurazione del cosmo intero.
Nell’intenzione di Dio, il tempo del credente è un tempo ritmato, un tempo altro e santo: scandito da un giorno santo ogni settimana, il sabato, da un anno santo ogni settimana di anni, l’anno sabatico, da un anno santo ogni sette settimane di anni, il giubileo.
In questo modo Dio ha voluto porre un impedimento a relegare nello spazio mitico, inaccessibile, la santità, l’essere “altrimenti” dell’uomo. E’ questo il senso profondo delle festività cristiane e, attorno ad esse, del semplice scorrere dell’anno liturgico: dall’Avvento che trasforma la memoria della venuta del Signore nella carne in invocazione del suo ritorno nella gloria, al tempo del Natale, in cui questa presenza di Dio in mezzo agli uomini si fa “epifania”, manifestazione culminante nella danza trinitaria sulle acque del fiume Giordano; dai quaranta giorni della Quaresima – in cui i cristiani sono invitati a convertirsi al loro Signore, ritornando a lui nei semplici gesti di ogni giorno: il mangiare, il parlare, il lottare, il condividere… - fino alla settimana di Passione che sfocia nella veglia madre di tutte le veglie, la santa Notte della Risurrezione; dai successivi quaranta giorni che conducono all’Ascensione, fino al compimento della Pasqua nell’effusione dello Spirito al mattino di Pentecoste e alla successiva celebrazione della comunione d’amore trinitaria.