Gesù sperimenta la condizione del profugo
Warning: Invalid argument supplied for foreach() in /home/monast59/public_html/templates/yoo_moustache/styles/bose-home/layouts/article.php on line 44
8 gennaio 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 2,19-23 (Lezionario di Bose)
19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Storicamente l’episodio della fuga in Egitto e ritorno ha scarsissime probabilità di corrispondere alla realtà di ciò che è accaduto. Il vangelo di Matteo ha voluto costruire questi episodi dell’infanzia di Gesù sul modello di quella di Mosè: vuole dirci che Gesù è il nuovo Mosè. Non solo: vuole mostrarci come fin dall’inizio egli ha condiviso la condizione umana. Ci narra di una famigliola costretta a fuggire dalla propria terra perché perseguitata dal potente di turno. Erode poi muore, e sembra possibile ritornare in Israele, ma in realtà Archelao, che regnava sulla Giudea, non sembra preannunciarsi migliore del padre.
“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, proclama il vangelo di Giovanni (1,14). Eppure fatichiamo a credere alla realtà dell’incarnazione, a credere che il Figlio di Dio abbia abitato veramente, realmente, questa nostra terra così segnata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’oppressione dei “piccoli”. Tale difficoltà l’hanno già vissuta i cristiani nei tempi antichi.
I cosiddetti “vangeli apocrifi”, che la chiesa non ha voluto che entrassero a far parte della nostra Bibbia, hanno cercato di attenuare la drammaticità degli eventi inventando racconti di miracoli che accompagnarono la fuga di Giuseppe con Maria e il bambino. Le palme, dicono, si inchinavano al loro passaggio; Gesù ammansiva leoni, leopardi e altri animali feroci; anzi, i leoni diventarono le guide della piccola carovana di asini e buoi che trasportavano il necessario per il trasferimento in Egitto. Sempre nei vangeli apocrifi è riportata anche la crisi, molto umana, di Giuseppe che lungo il faticoso cammino si sarebbe chiesto: “Perché io, che ho un figlio che non è mio, a causa sua devo soffrire e fuggire in Egitto?”.
Niente di tutto questo nei vangeli! Niente di straordinario, di spettacolare accompagna la fuga in Egitto e il ritorno in terra di Israele. C’è semmai, una notazione che ritorna più volte. Giuseppe riceve in sogno l’ordine di partire per l’Egitto (cf. Mt 2,13), in sogno riceve l’ordine di rientrare (cf. Mt 2,19), in sogno gli viene detto di ritirarsi in Galilea, a Nazaret. Del resto, in sogno era stato esortato a “non temere di prendere in sposa Maria” (cf. Mt 1,20). La fuga avviene di notte (cf. Mt 2,14). La notte, il buio, rinviano a un’atmosfera di ansia, di paura; il sogno è forse una piccola luce nella notte.
Giuseppe è l’uomo dei tre sogni: crede che nonostante l’oscurità della notte si possa aprire uno spiraglio di luce. Nonostante le avversità, le minacce di morte, i continui pericoli, resta fermo e saldo nel suo ministero di custode della vita di Maria e di quel bambino che gli è stato affidato. Gesù ha avuto un’infanzia difficile, come spesso accade agli esseri umani.
Ha scritto papa Francesco: «Nella fuga in Egitto il piccolo Gesù sperimenta, insieme ai suoi genitori, la tragica condizione di sfollato e profugo segnata da paura, incertezza, disagi. Purtroppo, ai nostri giorni, milioni di famiglie possono riconoscersi in questa triste realtà» (Angelus, 29 dicembre 2013). In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e che ci interpella.
sorella Lisa
Ascolta la terza traccia di preghiera per il natale