In questa rubrica giornaliera vi proponiamo la meditazione del Vangelo del giorno preparata da un fratello o una sorella di Bose. Il nostro desiderio è di spezzare il pane quotidiano della parola di Dio, condividendo la lectio divina fatta nella solitudine della cella monastica. Per tutti il fine è quello indicato da Ignazio d’Antiochia, “rifugiarmi nel Vangelo come nella carne di Gesù” (Lettera ai Filadelfiesi).

Le pericopi del vangelo seguono il lezionario proprio del nostro monastero.

“Alzatevi: la vostra liberazione è vicina!”

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28 novembre 2024

Il brano di oggi si apre in modo angosciante sulla rovina del nostro mondo, in particolare sulla rovina di Gerusalemme: la distruzione del tempio che è già avvenuta ai tempi in cui l’evangelista Luca scrive il suo Vangelo. Gesù continua il discorso precedente dove aveva invitato i suoi discepoli a non lasciarsi ingannare da segni che interpretati superficialmente, senza ricordare le sue parole e le tante parole della Scrittura, porterebbero solo alla disperazione. Gesù lo aveva detto con forza: non temete la morte; e non temere la morte è possibile solo nell’abbandono fiducioso al Signore.

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Neppure un capello del vostro capo si perderà!

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27 novembre 2024

Il testo del vangelo di oggi fa parte del “discorso escatologico” che Gesù pronuncia nel tempio di Gerusalemme poco prima del racconto della passione, morte e resurrezione. Leggiamo queste parole nella settimana che ci prepara all’inizio dell’Avvento, il tempo liturgico che più di altri assume in sé la dimensione del futuro, dello sguardo in avanti e dell’attesa di questo futuro. E per noi cristiani significa esercizio a uno sguardo differente sulla realtà e sulla storia, con l’invito, pressante, drammatico, a credere alla presenza del Signore accanto a noi in ogni situazione che possiamo vivere e credere soprattutto alla sua volontà di “non perdere di noi neppure un capello” (cf. Lc 21.18).

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Aprite gli occhi e non temete!

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26 novembre 2024

Gesù ha appena cercato di trasmettere ai discepoli uno sguardo diverso sulla realtà, rivelando come il gesto apparentemente insignificante di una povera vedova sia in realtà più carico di valore agli occhi di Dio di tante offerte di ricchi e riti solenni nel tempio di Gerusalemme. Ed ecco che “alcuni” – certamente dei discepoli (cf. Mc 13,1) – si affrettano a cambiare argomento: sentono che il tono del discorso sta diventando troppo impegnativo. Subodorano che forse Gesù sta chiedendo anche a loro di comportarsi come quella vedova, che dona “tutta la sua vita” (un po’ come quando, in Mt 16,22, Pietro cerca di allontanare la prospettiva della passione del Messia: “Dio te ne scampi!”).

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Il magistero di un gesto “irrilevante”

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25 novembre 2024

Il vangelo odierno ci presenta Gesù che fornisce un felice esempio di comunicazione di un evento. Tutto è dominato dallo sguardo di Gesù che, nel Tempio, alza gli occhi, vede i ricchi che gettano denaro nelle cassette destinate alla raccolta delle offerte e vede una povera vedova che vi getta una cifra irrisoria (vv. 1-2). Poi Gesù comunica quanto ha visto ai discepoli e il suo racconto ne mostra un’interpretazione particolare. Gesù narra solo il gesto della donna, o meglio, contestualizza il fatto, tace ciò che si impone e dà voce all’irrilevante.

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In Cristo la morte diventa sorella

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23 novembre 2024

Alcuni sadducei, i quali non credevano alla resurrezione dai morti, si avvicinano a Gesù perinterrogarlo sulla resurrezione dai morti. Citano un passo del Deuteronomio al c. 25,5 in cui si prescrive che, se un uomo muore senza lasciare figli, suo fratello deve prendere in moglie la cognata per assicurare una discendenza al fratello morto. 

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Divorato dall’amore

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22 novembre 2024

Per commentare il passo evangelico odierno potremmo citare il versetto di un salmo, il Salmo 69, come farà anche l’evangelista Giovanni nel narrare lo stesso episodio. Scrive Giovanni in 2,17: “I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà!”.

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Quando anche il Signore pianse

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21 novembre 2024

Ascoltare questo brano evangelico ha sempre suscitato un profondo turbamento e non solo perché è uno dei due passi in cui gli evangelisti ci dicono che Gesù pianse: Gesù piange al vedere il dolore delle sorelle e degli amici di fronte a Lazzaro morto e piange qui, al vedere che la città – Gerusalemme, pur non menzionata esplicitamente – ha imboccato la via verso la distruzione anziché quella che porta alla pace.

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Il donatore che va e che torna

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20 novembre 2024

I due servi“fedeli in cosa minima” (cfr. Lc 19,17),i "buoni-trafficanti" nella parabola, ci insegnano che la capacità di generare vita è possibile sempre nella storia ma è di pochi, un piccolo restotra i “cittadini” (cfr. Lc 19,14). Nel piccolo resto non tutti sono “buoni trafficanti", solo due su tre. È su questo terzo, “l’altro-malvagio” (cfr. Lc 19,20-22) che ci interroghiamo perché Gesù si mostra preoccupato per lui e quindi per noi. Gesù “che è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (cfr. Lc 19,10) domanda: “Perché non hai depositato il mio denaro in banca?”(cfr. Lc 19,23)

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Oggi, che cosa vedi?

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19 novembre 2024

Un mendicante alle porte di Gerico non poteva vedere Gesù, il Figlio di Davide, perché i suoi occhi erano ciechi (cf. Lc 18,35-43); ora un ricco nel bel mezzo della città non riesce a vedere chi è Gesù, il Figlio dell’uomo, pur avendo occhi capaci di vedere. 

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Il grido di una nuova nascita

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18 novembre 2024

C’è un parlare chiaro di Gesù che agli orecchi dei suoi discepoli rimane oscuro, c’è un non vedere di un cieco che diventa esperienza luminosissima. Il vangelo è colmo di paradossi. La sequela di Gesù ha sempre qualcosa che ci disorienta, che svia dall’avvio, che mette in crisi il già noto o ciò che si presume di sapere. È sempre qualcosa di sorprendente, che ha a che fare con un nuovo inizio.

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Incontro e dimora in un amore

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16 novembre 2024

Il lieto annuncio che queste parole del Vangelo secondo Luca ci fanno è che il Signore è un Dio che si prende cura delle condizioni umane, e che verrà un tempo in cui egli farà giustizia al povero. Sì, il grido dell’oppresso, di colui che soffre ingiustizia non è indifferente al Dio di Israele, al Dio di Gesù di Nazareth, ed è un grido che sale davanti a lui.

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“Inventare” un’altra fede

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14 novembre 2024

Di che cosa abbiamo bisogno: di una previsione o di una rivelazione? Che cosa ci aiuta: sapere che sarà per domani o lasciarci sorprendere nell’oggi? Gesù viene consultato: “Quando verrà il regno di Dio?” (v. 20). Gli si chiede una previsione? Forse può rispondere indicando con certezza quando, dove, come? Risposte e previsioni del genere, che potremmo pensare ci aiuterebbero, producono una fede passiva, scontata e prevedibile.

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Essere sale e luce per altri

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13 novembre 2024

«Voi», il piccolo gruppo dei discepoli del Signore, la comunità delle beatitudini, alla quale il Maestro ha appena annunciato la possibilità reale dell’insulto, dell’opposizione, dell’incomprensione, della persecuzione, della menzogna, questo stesso «voi» è chiamato ad essere «sale», anzi lo è già: sale che dà sapore, gusto, come condimento invisibile, ma saporoso, come sapienza che, inosservata, informa di sé parole e gesti di senso. Ma quel sale non è fine a se stesso, perché la sua funzione è quella di insaporire i cibi, di perdersi e disperdersi, invisibilmente, affinché gli alimenti che sostengono la vita possano risultare gustosi. Un’invisibilità necessaria, essenziale, un diminuire proprio perché il senso e il sapore crescano, a beneficio di altri.

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“Semplici servi”, coloriamo la nostra parte dell’opera

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12 novembre 2024

Gesù oggi descrive una situazione normale nella società dell’epoca: compito dello schiavo era servire, senza aspettarsi nulla in cambio, niente gli era dovuto. Immagine che può urtarci oggi che predichiamo diritti uguali e universali (?), ma chiara, accessibile e comprensibile per chiunque ai tempi di Gesù. Lo schiavo compie il suo dovere e il padrone non è tenuto a essergli grato. Ma nell’ultimo versetto cambia qualcosa, il riferimento non è più al padrone ma al servo. È a lui che Gesù vuole che rivolgiamo la nostra attenzione. 

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