La salvezza nel cammino
Fratelli, sorelle,
nella Regola compare più volte l’esortazione ad avanzare sulle tracce di Cristo (RBo 5), ad avanzare sui passi di Cristo (RBo 16), a camminare speditamente sulle tracce di Cristo (RBo 26). Già all’inizio della Regola, nel Prologo c’è l’indicazione: “Va’ avanti sulle tracce di Cristo” (RBo 2).
Va’ avanti, dunque. Ma con una direzione precisa che è già stata segnata dalla vita e dal cammino di Gesù descritto nel vangelo. Andare avanti è la grande difficoltà di Israele nel lungo cammino nel deserto, dove il popolo è sempre tentato di volgersi indietro, di tornare in Egitto, di preferire la schiavitù, che alla fin fine può apparire più comoda della difficile libertà. Ciò che si oppone ad andare avanti è la paura, la paura di un futuro incerto, di una terra promessa che non sembra mai avvicinarsi, ma sembra essere sempre più lontana. Ciò che si oppone ad andare avanti è il passare del tempo, i lunghissimi quarant’anni nel deserto, il senso di un camminare verso il nulla, quando si era sognato il tutto.
Andare avanti è anche la grande fatica dei discepoli di Gesù chiamati a seguirlo, ad andare avanti standogli dietro. È la fatica dell’obbedienza, fatica in cui emerge la tentazione del volersi sostituire a Gesù stesso come fa Pietro quando gli passa davanti e Gesù in modo perfino duro e secco lo ricaccia indietro. Fatica dell’obbedienza alla realtà, agli eventi anche contraddittori che sono però gli unici che ci consentono di vivere veramente la fede. Va’ avanti, dunque, e come nota ancora più volte la Regola, non volgerti indietro (RBo 2.16). Non divenire preda delle nostalgie, ma anche non farti scoraggiare dalle difficoltà, dalle ostilità, dalle avversità, dagli odi e dalle inimicizie. Non farti spaventare e non indietreggiare se nemici senza scrupoli, come Amalek che assaliva la retroguardia del popolo di Israele nel deserto, ti colpiscono con vigliaccheria e di nascosto.
Ma dove trovare la forza di andare avanti? In una vita monastica, quando si è gettata la propria vita nelle mani del Signore e la si è legata in alleanza con dei fratelli e delle sorelle di cui diveniamo responsabili, lì, in quella spogliazione di sé possiamo trovare una forza e una libertà impensate e impensabili. “Che cosa può farmi un uomo?” (Sal 118,6) dice il Salmista che si trova in una situazione di pericolo.
Va’ avanti. Alcune sono le specificazioni da aggiungere a tale esortazione. Si va avanti senza smettere: è la perseveranza. La salvezza è nel cammino, non nel giungere in qualche situazione umana che maggiormente ci aggrada. Non siamo noi a determinare la meta. A noi resta, come dice Paolo, di continuare a correre, perché non siamo ancora giunti alla perfezione, alla piena maturità umana e di fede: “Proteso verso ciò che mi sta di fronte corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,14). E questo è anche il vero avanzare verso: questa la meta, la direzione, il senso che ci viene proposto. Quindi si avanza, si va avanti nonostante, nonostante gli ostacoli che inevitabilmente vengono posti. E che vengono posti dagli eventi accidentali della vita come dall’opposizione di altre persone e perfino di fratelli e amici. Andare “avanti nonostante” ci chiede la virtù della fortezza, il coraggio. Ma il coraggio è parte costitutiva della fede stessa. Infine si va avanti insieme, per non abbandonare gli altri. La nostra Regola lo ricorda: “Tutto proteso verso il tuo Signore, avanza con i fratelli e le sorelle” (RBo 5). E insieme si trova la forza che uno da sé non può avere.
Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede, continuando a camminare e ad andare avanti sulle tracce di Cristo. E tu, Signore, abbi tanta pietà di noi.
fratel Luciano