6 giugno 2024
Dopo la lettura di questo testo, probabilmente, si affaccia alla nostra mente una domanda: ma il padrone veramente rappresenta il Dio dei vangeli? Allora dobbiamo rifarci ad una lettura più globale del testo evangelico leggendo, ad esempio : “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà svegli perché passerà a servirli” (Lc 12,35-40 ). Oppure : “Chi è il più grande colui che sta a tavola o colui che serve? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,24-30).
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5 giugno 2024
Il Vangelo di oggi è un brano che si trova solo in Luca e la sua originalità non è evidente, anzi emerge dal crescente contrasto tra i pensieri e le parole dei personaggi rispetto al contesto generale. È penoso doverlo ammettere ma nemmeno al cospetto del patriarca Abramo sembra potersi generare altro da un diverbio, un contenzioso da sanare. Luca ci invita cioè a non sottovalutare le conseguenze future di parole o azioni, in nessun momento della nostra vita. Nessun incontro può dirsi banale, anzi l’ovvietà acceca in modo permanente il discernimento sul valore delle nostre relazioni.
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4 giugno 2024
Se ci limitiamo a leggere questa parabola solo da un punto di vista giuridico e umano potrebbe sembrare che Gesù stia lodando un comportamento disonesto: l’appropriazione indebita e falso in bilancio volti ad ottenere favori personali. Ma siamo chiamati a superare “la giustizia di scribi e farisei” per cercare, al di là della interpretazione giuridica, il senso profondo del racconto.
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3 giugno 2024
Tradizionalmente nota come “Parabola del figlio prodigo”, questa straordinaria narrazione esplora i temi del peccato, del pentimento, del perdono e dell’amore incondizionato. Il titolo di “Parabola del padre misericordioso” mette in luce l’amore compassionevole del Padre (cf. v. 20), mentre “Parabola dei due figli” sottolinea il contrasto tra i due fratelli.
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1 giugno 2024
La ricerca del perduto, di ciò che è smarrito attraverso il coraggio di lasciare la presa sulle certezze, siano esse le novantanove pecore o le nove monete, è il filo che lega le due pericopi del vangelo odierno.
Ricerca che è mossa non dall’avidità di possedere tutto e di più, non lasciando neppure le briciole agli altri ma dalla ricerca di una porzione che è marginale, frammentaria e smarrita, per molti persa senza speranza.
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31 maggio 2024
In questa pagina evangelica di Luca abbiamo di fronte la figura di due donne – Maria ed Elisabetta – che ci mostrano cosa significhi concretamente vivere l’accoglienza reciproca desiderando l’incontro, ci mostrano l’incarnazione del desiderio di Dio nell’incontro umano.
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30 maggio 2024
Oggi il Vangelo ci annuncia che ciò che vince la mondanità che abita in noi e attorno a noi è abitare il mondo non cercando di occupare i primi posti, ma accettando di occupare quello che ci viene dato, fosse anche l’ultimo. Questa è l’unica contro-cultura, il non conformarsi a questo mondo, la non-omologazione cui Gesù sempre ci invita dandocene l’esempio.
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29 maggio 2024
Pochi versetti il brano di oggi, un testo che ritroviamo solo nel Vangelo di Luca, il cui centro continua ad essere un pressante invito alla conversione: conversione perché possiamo portare frutto. Ma per questo ci vuole un ripensamento totale, non piccoli aggiustamenti, per poter così cambiare la nostra vita, rompere con un passato che non ha prodotto frutto, in cui spesso ci siamo dispersi. E per poter fare questo è necessario che il Vangelo entri nei nostri pensieri, nella nostra storia, nelle nostre relazioni, nel nostro tempo.
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28 maggio 2024
La parabola e l’insegnamento del vangelo di oggi nascono dal dialogo dei versetti precedenti (cf. Lc 12,13-15), in cui Gesù è chiamato a risolvere una questione di eredità tra fratelli. Ma la risposta di Gesù amplia il discorso per farci riflettere sulla vera fonte della nostra vita, mettendoci in guardia dalla cupidigia (cf. v. 15), che letteralmente è il desiderio di avere di più e che può divenire un idolo che assorbe tutte le nostre energie (cf. Col 3,5).
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27 maggio 2024
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…”. Siamo sulla strada che va verso Gerusalemme, la stessa che Gesù percorre insieme ai suoi discepoli, camminando verso la sua passione. Qui però l’uomo la percorre in senso inverso: dalla città santa scende verso la depressione della valle del Giordano, uno dei punti più bassi di tutto il globo terrestre (siamo a circa 400 m. sotto il livello del mare!). L’uomo di cui non conosciamo l’identità, ma verosimilmente è un giudeo, incappa nei briganti, che erano frequenti al tempo su questa strada, viene derubato e lasciato sulla strada “mezzo morto”. Queste le premesse della storia.
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25 maggio 2024
C’è un tempo per seminare e un tempo per mietere, potremmo dire parafrasando Qohelet e riprendendo la parabola di Mc 4,26-29: la parabola del seme che spunta da solo o forse, meglio, la parabola del contadino che lavora sia con l’azione (seminare, mietere) sia con il non-agire, con il non interferire nel processo per cui il seme germoglia, cresce e fruttifica. Tra semina e mietitura c’è un tempo di inattività che è necessaria affinché il seme spunti da solo, senza l’intervento del contadino.
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24 maggio 2024
“A che cosa rassomiglieremo il regno di Dio? O con quale parabola possiamo descriverlo?”, dice Gesù prima di narrare la parabola del granello di senape (Mc 4,30). Come parlare del regno? Che linguaggio adottare per annunciare il vangelo? Gesù utilizza parabole, immagini tratte dalla vita quotidiana, un linguaggio sapienziale, concreto, non astratto, non dogmatico o teologico. E noi oggi?
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23 maggio 2024
Oggi il vangelo ci interpella sulla nostra capacità di autenticità, di essere noi stessi, senza maschere di fronte ai nostri fratelli o sorelle, o di fronte al Signore.
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22 maggio 2024
Un comportamento che ancora ci sorprende, quello del padrone della parabola, nonostante abbiamo ascoltato tante volte questo testo. Ci sorprende perché fatichiamo a non focalizzarci solo sull’agire del padrone, un padrone come non ci è dato di conoscerne molti: con gli uni contratta l’entità della paga, ad altri assicura unilateralmente un compenso equo, agli ultimi offre la dignità del lavoro.
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