7 ottobre 2024
In un brano successivo, l’evangelista Luca ci presenterà un notabile che chiede a Gesù cosa fare per ereditare la vita eterna (Lc 18,18-23). Nel Vangelo odierno è un dottore della Legge che pone la domanda. Là Gesù stesso risponderà con le parole del Decalogo, qui è lo scriba che, sollecitato a compiere il suo mestiere di interprete – “cosa sta scritto, come leggi?” – risponde citando il comandamento-preghiera dello Shemà Israel: “Ascolta, Israele!”.
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5 ottobre 2024
“I discepoli tornarono pieni di gioia…” (cf. Lc 10,17-20). “I settantadue” hanno sperimentato “la potenza” dell’atto “terapeutico” (cf. 10,9). Cosa hanno provato operando questa “cura”? Hanno potuto sperimentare in se stessi la possibilità di non essere danneggiati “dalla potenza del nemico” (cf. 10,19). Aveva garantito Gesù: “niente vi danneggerà”. Loro si sono fidati di questa Parola e hanno agito curando altri.
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4 ottobre 2024
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!” (Mt 11,17). Il Battista ha predicato con rigore nel deserto, il Nazareno con compassione nei villaggi, ma nulla si è mosso, l’indifferenza continua a regnare sovrana. Non stupisce dunque che Gesù la sferzi con un tonante “guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida!” (Mt 11,21). Quel che stupisce invece è che a quel “guai” segua quasi senza soluzione di continuità un “ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.
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3 ottobre 2024
Gesù non è un super-eroe che fa tutto da sé. Fin dall’inizio del suo ministero itinerante chiama e sceglie, accoglie, ama e condivide la sua missione con uomini e donne, diversissimi tra loro. E non forgia un battaglione di soldati pronti a eseguire qualsiasi ordine. Non si comporta come un grande burattinaio che manovra fantocci e pupazzi senza spina dorsale.
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2 ottobre 2024
Il discepolo cristiano è un chiamato da Cristo a stare con lui, reso partecipe della ragione che determina il suo esserci e il suo vivere: il Regno di Dio. In Gesù il suo Dio si fa vicino come non mai per riscattare l’uomo e i regni umani dal male - il no al cielo, all’altro, al creato - e dalla morte. I nemici dell’uomo.
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1 ottobre 2024
Il brano proposto oggi ha un tono solenne. Con questi versetti Luca apre la lunga “sezione del cammino” che concluderà solo dieci capitoli dopo, con l’arrivo alla destinazione annunciata da subito: Gerusalemme, la città che uccide i profeti e lapida quanti sono inviati a lei (cf. Lc 13,34). Rispetto agli altri evangelisti, Luca sottolinea discretamente come Gesù abbia compreso molto presto quale fosse il suo destino, senza fuggirlo ma andandovi incontro.
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30 settembre 2024
Il Signore chiama ancora discepoli che, come Gerolamo, continuino ad “aprire” le Scritture annunciando Gesù, l’evangelo. Questo è ormai possibile a tutti grazie “alla promessa del Padre” (Lc 24,49), lo Spirito santo che guida a riconoscere, nelle parole, la Parola.
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28 settembre 2024
«La mano è azione: afferra, crea, a volte si direbbe che pensi. In stato di quiete non è un utensile senz’anima […]. In essa permangono, in fase di riflessione, l’istinto e la volontà di azione […] La mano ha fatto l’uomo. Alta nel vento, aperta e spartita come un ramo lo ha spinto a dominare i fluidi […]. Pare di vedere l’uomo dell’antichità respirare il mondo attraverso le mani, tendere le dita per farne una rete atta ad afferrare l’imponderabile» (H. Focillon).
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27 settembre 2024
L’evangelista Luca pone questi versetti subito dopo il ritorno degli apostoli e la distribuzione dei pani alla moltitudine vicino Betsaida. L’incipit del brano ci trasporta in un contesto intimo di preghiera: Gesù è in un luogo isolato a pregare, non è da solo con lui ci sono i discepoli. La ricerca di un luogo isolato per la preghiera è un'azione che questo brano ha in comune con quello che lo precede. Anche nell’episodio di Betsaida Gesù è in cerca di un luogo isolato, ma le folle lo seguono. Gesù, padrone del suo tempo, non rimanda le folle, ma le accoglie prendendosi cura di loro nell’insegnamento sul Regno e guarendo coloro che avevano bisogno di cure.
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26 settembre 2024
Chi è quel Gesù “di cui si sentono dire tante cose” (cf. v. 9)? La domanda è esplicita sulla bocca di Erode, uomo di potere, abituato a ottenere risposte. Oggi vediamo invece un uomo in preda a un turbinio di pensieri irrisolti: “Non sapeva cosa pensare” (v. 7) rispetto alla figura di Gesù e ai suoi discepoli che erano stati inviati “ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi” (Lc 9,2).
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25 settembre 2024
Gesù, dopo aver passato la notte in preghiera, chiama a sé i Dodici, quelli che ha scelto tra i discepoli. Quelli che lo hanno seguito più da vicino nel suo annunciare il regno di Dio, nel cacciare i demoni e guarire i malati. Ora Gesù li “chiama a sé” - la prima cosa è il legame con lui - e li associa al suo operare. Gesù avrebbe potuto far tutto da solo - è la sua croce che salva il mondo - ma ha voluto condividere con noi il suo cammino di salvezza. È da Lui che i Dodici ricevono l’autorità e la potenza per scacciare i demoni e curare le malattie: i discepoli, la chiesa non possono agire autonomamente.
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24 settembre 2024
Questo brano evangelico ci fa entrare nella preghiera di Gesù, nella vita intima del suo cuore. Non è un insegnamento come il “Padre nostro” (“insegnaci a pregare” aveva chiesto un discepolo), ma è un grido spontaneo di giubilo. È innalzamento del suo cuore nella lode al Padre perché i suoi sensi spirituali (cioè abitati dallo Spirito) gli rivelano l’azione del Padre nel mondo, in particolare riguardo alla sua missione di messia.
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23 settembre 2024
Siamo subito dopo la parabola del seminatore, che è il contesto cui si riferiscono questi pochi versetti. Meglio dunque riprendere la parabola e la spiegazione del suo significato che Gesù stesso ha dato. Il suo insegnamento riguarda due situazioni in cui tutti ci ritroviamo e partecipiamo in momenti diversi: quando il seme viene gettato e quando viene ricevuto. Narrando poi la vicenda del seme prima di quella dei terreni, Gesù dosa in modo diverso una rassicurante consolazione e un avvertimento responsabilizzante.
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21 settembre 2024
Un noto detto apre, o quasi, la collezione dei Detti dei rabbini chiamata Pirqè Avot: “Shim‘on il giusto era uno degli ultimi membri della grande assemblea. Egli soleva dire: Su tre cose il mondo sta: sulla Torà, sul culto e sulle opere di misericordia” (Pirqè Avot I,2).
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